VOLUME 62, N°4 OTTOBRE-DICEMBRE
EDITORIA
Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria
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La Sanità cosiddetta integrativa: una minaccia per il SSN
The so-called integrative health care: a threat to the NHS
Alberto Donzelli
Consiglio direttivo della Fondazione Allineare Sanità e Salute
Parole chiave: sanità integrativa, spesa sanitaria pubblica, spesa sanitaria privata intermediata,
spesa sanitaria privata diretta, spesa sanitaria privata totale
RIASSUNTO
Obiettivi: valutare la Sanità Integrativa (SI) in termini di: Equità; Coerenza con gli obiettivi
dichiarati: alleggerire la spesa sanitaria pubblica, ridurre quella privata, dare sostenibilità al SSN,
accesso rapido; Ricadute su consumismo sanitario e tenuta del SSN; Rischi della SI e loro
contenimento.
Metodi: presentazione di dati per la valutazione degli specifici obiettivi di valutazione della SI.
Risultati:i 14 milioni di beneficiari, socio-economicamente privilegiati, godono di deduzioni dei
contributi per la SI sussidiati con le tasse anche dei ~46 milioni di italiani che non ne
usufruiscono, tra i quali sono più rappresentati i gruppi sociali svantaggiati. Iniquità nell’accesso
significa anche, a forza lavoro costante, allungare le liste d’attesa per chi non accede alla SI. I
dati OECD mostrano che a maggior spesa intermediata si associa maggior spesa pubblica e
maggior accelerazione della stessa, per costi di transazione/amministrativi e consumismo, e
persino maggior spesa
privata complessiva (out of pocket + intermediata). Le ricadute sul consumismo sanitario sono
enormi, perché la SI deve indurre prestazioni per mantenersi/attrarre clienti. I beneficiari di SI,
sono forti consumatori, spendono di più in tutto e il Sistema perde costo-opportunità. E’
necessario chiarire la SI come operazione commerciale.
Conclusioni: la SI è fonte di: iniquità per i benefici fiscali per chi vi accede a scapito degli altri
contribuenti; consumismo sanitario indotto, coprendo anche tante prestazioni di efficacia non
provata nè probabile che il SSN ha buon motivo per non offrire; comporta paradossale aumento
della spesa sanitaria pubblica e della privata complessiva, oltre che aumento di quella totale; i
dati mostrano che rende più precaria la sostenibilità di un SSN, anche perché la crescente offerta
di SI prelude a fuoriuscite dal SSN di chi versa più contributi e in proporzione costa meno. La
libertà di associarsi per ottenere vantaggi è legittima, ma Stato, Regioni, ASL dovrebbero
contrastare iniquità e consumismo; se gestiscono SI, limitarsi a prestazioni solo integrative di cui
serie valutazioni di merito confermino l’efficacia almeno probabile, benché non ancora nei LEA;
promuovere educazione sanitaria valida e indipendente ed empowerment e supporti/benefit per
render facili le scelte salutari.
Keywords: supplementary health care, public health expenditure, voluntary schemes/household
out-of-pocket payments, total health expenditure
SUMMARY
Objective:to evaluate the Integrative Healthcare (IHC) in terms of: Equity; Coherence with the
stated objectives: to lighten public health expenditure, reduce private health expenditure, give
sustainability to the National Health Service, rapid access; Consequences on health consumerism
and on the maintenance of the National Health Service; IHC risks and how to contain them.
Methods: presentation of data for the evaluation of specific IHC objectives.
Results: the 14 million beneficiaries, socio-economically privileged, enjoy deductions of
contributions to IHC subsidised with taxes also of ~46 million Italians who do not use it, among
whom are more represented disadvantaged social groups. Inequity in access also means, with a
constant workforce, lengthening the waiting lists for those who do not access the IHC. OECD data
show that greater intermediate expenditure is associated with greater public expenditure and
greater acceleration of the same, for transaction/administrative costs and consumerism. The
repercussions on health consumerism are enormous, because the IHC must induce services to
maintain/attract customers. The beneficiaries of IHC are haevy consumers, spend more, the
System loses opportunity-cost. It is necessary to clarify the IHC as a commercial operation.
Conclusion: IHC is a source of: unfairness for tax benefits for those who access it, to the
detriment of other taxpayers; induced health consumerism, also covering many services of
neither proven nor probable effectiveness, which the NHS has good reason not to offer;
paradoxically, it leads to an increase in public and overall private health expenditure, as well as
an increase in the total health exspenditure. The data
show that it makes the sustainability of an NHS more precarious, also because the growing
supply of IHC preludes to leakage from the NHS of those who pay more contributions and in
proportion cost less. The freedom to associate in order to obtain benefits is legitimate, but the
State, the Regions and the Local Health Authorities should counteract inequity and consumerism;
if they manage IHC, they should limit
themselves only to supplementary services, of which a serious assessment confirm an at least
probable effectiveness, although not yet included in the LEAs. Moreover they should promote
valid and independent health education, empowerment and support/ benefit in order to make
healthy choices easy.
Autore per corrispondenza: adonzelli@ats-milano.it