VOLUME 62, N°2 APRILE-GIUGNO
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Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria
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Dichiarazione di Ferrara sul ruolo delle persone in cura
Si è tenuto a Ferrara un significativo convegno sul tema delle relazioni di cura e del ruolo dei
cittadini nei percorsi sanitari organizzato dal Laboratorio “Paracelso – Studi sociali sulla salute, la
cura e il benessere” dell’Università di Ferrara, diretto da Marco Ingrosso. Il Convegno di è
concluso con la stesura della Dichiarazione di Ferrara. Ne diamo notizia per contribuire alla
diffusione e stimolare ulteriori adesioni.
I partecipanti al Convegno interdisciplinare e interprofessionale "Quale ruolo della persona in
cura? Relazioni di cura, innovazione digitale e cura di sé nel continuum di salute" convocato a
Ferrara il 4 e 5 maggio 2018 concordano sull’importanza che la persona in cura riveste non solo
come destinatario delle cure, ma anche come co-produttore di adeguati processi ed esiti delle
cure. Ciò diviene possibile allorché si instaurano adeguate relazioni di cura fra curanti e curati
supportate da organizzazioni che si proponga- no esplicitamente di favorire un ruolo attivo,
partecipativo, collaborativo, competente delle persone che ricorrono ai servizi sanitari, nonché
delle loro reti familiari, informali, associative e di volontariato. Ciò comporta l’utilizzo di nuovi
modelli organizzativi di tipo sistemico, processuale e a rete. In questo ambito giocano un ruolo
sempre più rilevante le nuove tecnologie che possono favorire l’informazione e la collaborazione
fra professionisti e persone in cura in tutti i passaggi dei percorsi terapeutici.
Un ruolo attivo, consapevole e collaborativo delle persone in cura costituisce oggi un’opportunità
e una risorsa, in primo luogo, per mantenere e sviluppare l’alleanza e la fiducia fra servizi sanitari,
da una parte, e cittadini che a tali servizi ricorrono, dall’altra, consapevoli del ruolo decisivo che
essi rivestono per il benessere e la salute di ciascuno e di tutti. I partecipanti auspicano che i
principi di autodeterminazione, dignità della persona, umanità dei trattamenti e uguaglianza di
accesso continuino a costituire un caposaldo degli interventi in campo assistenziale e sanitario
nel nostro paese, ma ribadiscono altresì che il riconoscimento e la pratica di un ruolo attivo delle
persone in cura all’interno dei servizi sanitari costituisce un passaggio rilevante e necessario della
sostenibilità del SSN, dato che può produrre responsabilizzazione dei cittadini e adeguato
riconoscimento del lavoro dei professionisti. Come mostrano numerosi studi ed evidenze
scientifiche, ciò si può tradurre in esiti clinici migliori, ma anche nella valorizzazione di tutte le
dimensioni assistenziali, di benessere e salutogenetiche che la cura, ampiamente intesa, implica
e può generare.
L’importanza del soggetto curato e di adeguate relazioni di cura è oggi ampiamente riconosciuta
in sede internazionale, politica, scientifica, deontologica ed etica e trova altresì un ampio
consenso nella cultura degli operatori e dei cittadini. Tuttavia, sul piano pratico e operativo, si
riscontrano non solo ricorrenti e ingiustificabili casi di malasanità e incuria, ma soprattutto una
diffusa sottovalutazione e inadeguatezza dei processi comunicativi, organizzativi, relazionali che
si svolgono in ambito sanitario. A ciò contribuiscono quelle politiche sanitarie di razionalizzazione
e di gestione volte a ricercare un’efficienza economica che non contemplano la rilevanza dei
tempi e delle relazioni di cura, così come il permanere di una cultura operativa autoreferenziale
nell’ambito dei servizi. Per contro, si riscontra che una scarsa cultura sanitaria del pubblico e
l’avvento di una mentalità che vede nel professionista sanitario un prestatore di servizi tecnici
assimilati a relazioni di scambio e consumo induce la medicina ad assumere un atteggiamento
difensivo che favorisce sprechi e controversie portando ad un uso improprio delle risorse e a
rapporti sempre più diffidenti fra curanti e curati. Al fine di contrastare tali derive e rafforzare una
cultura della cura responsabile, condivisa e consapevole da parte di tutti i protagonisti delle
relazioni di cura, i partecipanti al Convegno sottolineano la necessità di sviluppare sistematici
processi educativi, auto-formativi e comunicativi nelle varie età della vita volti alla diffusione fra i
cittadini di un’adeguata cultura della cura di sé e degli altri, della promozione della salute e della
collaborazione coi servizi e gli operatori di salute.
Stante queste premesse condivise, i partecipanti al Convegno auspicano e raccomandano:
.a) che, a livello di indirizzi politici, venga chiaramente riconosciuto il ruolo nei percorsi di cura
delle persone curate e delle loro reti e quindi si sviluppi un programma nazionale di
miglioramento della qualità delle relazioni di cura in tutti gli ambiti dei servizi sanitari;
.b) che, a livello dei sistemi regionali e delle singole aziende sanitarie, si includa il tema delle
relazioni, dei percorsi e del ruolo degli attori nei processi di cura come obiettivo di salute
primario e fondamentale;
.c) che, a livello operativo e di incontro fra personale sanitario e cittadini a tutti i livelli, si
sviluppino nuovi progetti di buone pratiche volti ad incrementare l’ascolto, l’interazione, la
comunicazione efficace, l’uso delle tecnologie digitali, la medicina narrativa, la
comunicazione organizzativa, l’educazione terapeutica, le nuove pratiche di consenso
informato e partecipato e ogni altra innovazione utile ad attivare l’apporto delle persone
ai processi di cura;
.d) che, a livello di selezione del personale e strutturazione del curriculum formativo, nonché
in sede di ECM, vengano introdotti criteri di reclutamento, insegnamenti di scienze
umane e sociali, laboratori formativi, modelli operativi utili allo sviluppo di competenze
degli operatori nonché di prassi comunicative e organizzative nei servizi volte a
migliorare la qualità delle relazioni di cura;
.e) che, a livello gestionale e operativo, il ruolo delle associazioni dei pazienti, dei gruppi di
self-help, del volontariato, dei cittadini attivi e partecipi sia riconosciuto e previsto in tutti
gli ambiti in cui possa fornire un utile contributo nel migliorare l’efficacia e la qualità dei
servizi sanitari e di salute;
.f) che, a livello formativo, comunicativo e culturale, si allarghi l’ambito dell’educazione,
formazione e comunicazione per la salute a tutte le età della vita includendo non solo
l’apprendimento di stili di vita sani ma anche un’adeguata cultura della cura di sé e degli
altri, della promozione della salute e della collaborazione coi servizi e gli operatori di
salute;
.g) che, a livello di progettazione e supporto, si crei una istanza nazionale di promozione e
diffusione di una cultura e pratica delle buone relazioni di cura che sviluppi e sostenga la
ricerca in questo campo e la diffusione di esperienze realizzate in tutti gli ambiti del
continuum di salute.
I partecipanti al convegno invitano tutti gli attori e le istanze del sistema di salute a collaborare per
ripor- tare il tema del ruolo delle persone in cura e dei rapporti di cura al centro dell’attenzione
politica, culturale e operativa contribuendo a far sì che la salute di ciascuno e di tutti mantenga e
sviluppi il suo carattere di bene comune.
Primi firmatari: Mario Cardano, Torino; Cristina Cenci, Roma; Marco Ingrosso, Ferrara; Stefano
Ivis, Padova; Christian Pristipino, Roma; Mara Tognetti, Milano; Giovanna Vicarelli, Ancona Chi
intende aderire alla Dichiarazione può farlo liberamente ponendo la propria firma nel sito
http://www.paracelso.unife.it/index.php/notizie/20-dichiarazione-di-ferrara-sul-ruolo-delle-persone-
in-cura