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VOLUME 61, N°3 LUGLIO-SETTEMBRE
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EDITORIA
Sistema Salute La Rivista Italiana di Educazione Sanitaria e  Promozione della Salute La Salute Umana Libri CeSPES
Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria
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2017
In memoriam Lamberto Briziarelli   Tullio Seppilli è morto, silenziosamente, negli ultimi giorni di questa torrida estate, nella silenziosa  ed isolata casa dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita, vicina al vecchio convento di  Santa Caterina, lontano dal rumore e dal traffico della città. Eppure la notizia della sua scomparsa  ha sollevato immediatamente un’ampia eco in tutto il Paese, sui grandi quotidiani di opinione  come nella stampa locale. Suoi allievi e personaggi di livello nazionale ne hanno ricordato le  grandi doti di pensatore, nell’ambito dell’antropologia culturale e dell’antropologia medica, il suo  indefesso impegno politico sui grandi temi dell’eguaglianza, della libertà di pensiero e da ultimo  dei beni comuni e della tutela dell’ambiente.   A tutto ciò non ci sarebbe altro da aggiungere, per ricordare la gura di un intellettuale a pieno  tondo, impegnato nell’accademia e nel sociale no all’ultimo dei suoi giorni, da vero “comunista”  come ogni tanto amava ricordare. Ed infatti, per tutta la sua esistenza, aveva conservato questa  adesione ideale contratta nei primi anni della sua giovinezza, ancora esule in Brasile per le leggi  razziali fasciste. Conservando anche alcuni elementi utopici di quell’ideologia.    Per me, che ho avuto con Tullio una frequentazione culturale iniziata attorno alla ne degli anni  cinquanta del 900, egli ha ancora altri meriti di grande valore, che vanno assolutamente messi in  evidenza; come sicuramente testimoniano gli operatori del Centro sperimentale di Perugia ed i  collaboratori di questa rivista ma anche tutti coloro che si sono impegnati nel campo  dell’Educazione sanitaria. Tullio non aveva voluto seguire le aspirazioni del padre Alessandro che  lo avrebbe visto volentieri medico, prosecutore del suo operare ma non si allontanò di molto  laureandosi in Biologia ma soprattutto abbracciando con grande interesse, prima e con passione  poi, gli studi etnografici di De Martino. E poi operando una svolta importante, avvicinandosi del  tutto ad una parte degli interessi paterni, con la creazione nella Facoltà di Lettere dell’Università  di Perugia dell’istituto di Antropologia culturale.    Alessandro Seppilli, nonostante la sua formazione di igienista tradizionale (nello studio dei  microrganismi patogeni, della statistica sanitaria, della chimica e sica applicate all’ambiente) già  nella prima metà degli anni ‘50, poco dopo il suo arrivo nella Facoltà di Farmacia dell’Ateneo  Perugino, aveva allargato lo spettro dei suoi interessi agli indirizzi sociali della disciplina. Facendo  proprie le indicazioni che erano venute nell’immediato dopoguerra dalla Gran Bretagna e  dall’OMS, nell’ambito dell’Istituto di Igiene – assieme al Medico Provinciale di Perugia – aveva  creato il Centro Sperimentale dimostrativo di educazione sanitaria della popolazione, con lo  scopo fondamentale di studiare e diffondere modelli di intervento per migliorare i livelli di  coscienza e di conoscenza sanitaria dei singoli individui per meglio combattere i fattori nocivi alla  salute e condurre stili di vita salutari.   Fondamentale divenne così l’apporto dell’antropologia culturale allo sviluppo delle attività di  formazione che il Centro sperimentale (poi solo di Educazione sanitaria e di Promozione della  salute) sviluppò nei confronti degli operatori sanitari e sociali; Tullio, con alcuni dei suoi al- lievi, si  impegnò da subito in una collaborazione mai cessata, fornendo una presenza culturale  fondamentale al modello elaborato nel Centro sperimentale. Ampliando ed arricchendo, in  particolare nella sua fase behavioristica la base medico-biologica e fornendo anche a noi medici  contributi sostanziali all’elaborazione culturale, allargando l’orizzonte delle nostre ricerche in  questo settore. Le sue lezioni brillanti entusiasmavano i frequentatori dei tanti corsi arrivati a  Perugia da tutta Italia e da molti Paesi esteri ed erano da tutti molto apprezzate. I suoi allievi,  talora egli stesso, collaborarono con noi nei molti corsi di formazione che organizzavamo in  diverse regioni italiane. I suoi articoli arricchirono quasi ogni numero della nostra rivista.    Mi sovviene in particolare il piacevole ricordo di una comune collaborazione che ci portò assieme  in numerose città; impegnati in una serie di attività formative dirette ad operatori sanitari delle  diverse USL della Regione Emilia-Romagna, trattando rispettivamente la parte bio-medica e  quella socio-antropologica dell’Educazione alla salute. Un interessante percorso in cui ci  sforzavamo di aggiungere sempre nuovi elementi ai nostri discorsi, un processo di comune  elaborazione di idee e produzione di cultura. Gli spostamenti in automobile erano una continua  scoperta di nuove idee a tutto tondo, su molti campi; Tullio era molto colto, piacevole  conversatore, curioso, arguto.   E poi, dopo la scomparsa del padre, la nostra collaborazione continuò nell’ambito della  Fondazione Celli di cui ero il segretario ed Egli presidente per via ereditaria no ad oggi e nella  gestione di questa rivista, la Fondazione divenne editore. E Tullio seguitò a fornire il suo  contributo nell’ambito del Comitato scientifico ed in quello di redazione.    Di tutto questo lungo rapporto, di grande interesse e piacere, ho un punto di cui mi rammarico,  avendone pure discusso con Lui; la sua lunga elaborazione si è sviluppata in centinaia di  contributi, in convegni, confronti, discorsi, pubblicata in scritti brevi, che non ha voluto mai  raccogliere a fornire una raccolta sistematica del suo pensiero che raccoglieva assieme scienze  umane, aspetti socio-politici ed economici. Certo ha lasciato un vuoto anche maggiore.