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Valutazione dei SERVIZI SANITARI
Negli ultimi decenni, grazie al progresso delle scienze biomediche e delle tecnologie correlate, nei paesi dell’Europa Occidentale, compresa l’Italia, sono stati fatti progressi senza precedenti per curare o prevenire le malattie o ridurne gli effetti. Tuttavia, nonostante i risultati positivi raggiunti, a livello scientifico e a livello politico, vengono ipotizzate e sollecitate nuove strategie di intervento per la promozione e la protezione della salute e per il governo dei servizi di diagnosi e cura. Tali orientamenti derivano dall’individuazione di alcuni problemi strutturali che caratterizzano attualmente la sanità pubblica e che si riferiscono all’eccessivo ricorso ai servizi di diagnosi e cura, alla variazione del quadro epidemiologico, all’incremento continuo della spesa per finanziare i consumi sanitari. In particolare, in Italia, come nei paesi a ad economia avanzata, il notevole invecchiamento della popolazione e la transizione nosologica, accompagnati dalle importanti trasformazioni sociali, hanno profondamente modificato la natura e l’intensità del bisogno di cura della popolazione, a seguito dell’aumento significativo di soggetti anziani affetti da patologie croniche e disabilitanti. In questo contesto si impone la necessità di attivare ed implementare modelli assistenziali che siano sempre più orientati alla gestione di patologie cronico- degenerative, sia nell’assistenza continuativa di base, sia nelle fasi di riacutizzazione o scompenso. D’altra parte, le strutture ospedaliere, per motivi di ordine economico, e di qualità e sicurezza delle prestazioni, sono sempre più orientate alla gestione delle fasi  acute di malattie e ad interventi diagnostico-terapeutici di elevata specializzazione e complessità tecnologica, con anche riduzione delle giornate di degenza, e contemporaneo incremento dell’assistenza territoriale con implementazione degli strumenti di passaggio  da un setting assistenziale ad un altro e quindi con miglioramento della continuità assistenziale . La Regione dell’Umbria, negli ultimi anni, ha apportato significativi cambiamenti nella rete dei servizi sanitari erogati, per adeguarli alle mutate condizioni demografiche ed epidemiologiche e per rispondere all’esigenza di un contenimento della spesa, riducendo il peso dell’assistenza ospedaliera  e incrementando, contemporaneamente, l’assistenza territoriale. Proprio la spinta alla riduzione dell’assistenza ospedaliera per acuti – riduzione sia in termini di offerta, sia in termini di durata della prestazione – ha reso necessario avere a disposizione strumenti di misura della qualità dei servizi e delle attività sanitarie nel territorio, in particolare di alcune delle risposte offerte dalla Regione Umbria nel campo della “Continuità Assistenziale”, che è uno degli indicatori più sensibili del buon funzionamento di un Servizio Sanitario, dato che aggiunge al tradizionale concetto di cura quello della presa in carico del paziente ai diversi livelli della rete assistenziale tra territorio e ospedale. La continuità rappresenta, quindi, un obiettivo e insieme una strategia per migliorare la qualità dell’assistenza e per rispondere in modo efficace ai problemi critici, alle complessità organizzative e alle difficoltà umane poste, in particolare, dai pazienti cronici, per definizione non guaribili, che devono essere curati per un lungo periodo attraverso lo sviluppo di logiche e strumenti operativi volti all’integrazione ed all’attuazione di percorsi di continuità delle cure tra i vari setting assistenziali. Obiettivo della ricerca in questo campo è, quindi, la valutazione della qualità della relazione ospedale-territorio e la assistenza extra-ospedaliera, attraverso la realizzazione di un sistema di indicatori condivisi e sperimentati, in grado di descrivere, oltre al livello organizzativo, anche il livello clinico (mediante indicatori di  esito e di processo), valutando sia l’attività territoriale che l’ospedalizzazione evitabile, al fine di facilitare la pianificazione, sorveglianza e valutazione dei programmi.,e di fornire alle Regioni informazioni appropriate a sostenere le loro politiche. Valutazioni tanto più necessarie in un periodo in cui le linee di politica economica adottate a livello nazionale assegnano grande attenzione al controllo della spesa sanitaria pubblica, e la cornice costituzionale grandi responsabilità organizzative alle regioni, chiamate a garantire sia i modelli organizzativi che la loro sostenibilità finanziaria.
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